Fonte: http://en.fondsk.ru/print.php?id=2603 23.11.2009
Le imminenti elezioni presidenziali in Ucraina e il nucleo dei problemi incentrati sulla Naftohaz, sono strettamente intrecciati, e un progresso sarebbe difficile da realizzare in un non troppo lontano futuro. La situazione rischia di tradursi in una nuova guerra del gas tra Russia e Ucraina, ed è prevedibilmente vista con preoccupazione in Europa. Se l’UE non ha rilasciato commenti ufficiali, in merito alla questione del transito di gas dalla Russia verso l’Europa attraverso l’Ucraina, di tanto in tanto, le dichiarazioni fatte dai singoli funzionari europei non lasciano alcun dubbio sul fatto che sono preoccupati per l’attuale stato delle cose.
Le preoccupazioni non sono affatto esagerate, con le relazioni tra Ucraina e Russia che nel settore del gas si stanno evolvendo in un vero dramma. L’adeguatezza del bilancio enorme di Naftohaz (circa 33 miliardi di hrivne ucraine secondo il presidente Jushenko), i problemi della società, con la ristrutturazione di vecchi e nuovi debiti cumulati, e i colloqui infiniti sulla chiusura dei contratti firmati il 19 gennaio 2009, assieme spingono l’UE ad anticipare i problemi che sorgeranno nel nuovo anno.
La difficoltà permanente che ha la Naftohaz nel pagare il gas russo, fornito nel quadro dei contratti già firmati, è un altro problema. Ragionevolmente, l’UE è nervosa per la possibilità che la Naftohaz, alla fine, possa finire in default sui suoi obblighi e, di conseguenza, che l’Ucraina – come ha fatto in passato – possa ricorrere al ritiro, non autorizzato, dall’importante ruolo di transito del gas per l’Europa.
L’Ucraina sostiene che i suoi impianti di stoccaggio del gas sono pieni e che il paese è pronto a soddisfare gli obblighi che deve alla Russia, cosa che sull’Unione europea non sembra avere alcun effetto considerevolmente rassicurante. Il Portavoce della Commissione europea, M. Gray, ha espresso i suoi dubbi riguardanti le dichiarazioni del 6 settembre. Ha detto: “Ci sono 25 miliardi di metri cubi nei loro impianti di stoccaggio. Ci informano che sono sufficienti per il periodo invernale“, ma ha aggiunto che l’UE ha dovuto affidarsi all’Ucraina per le informazioni riguardanti la questione.
Il Presidente ucraino V. Jushenko difficilmente rende gli europei più ottimisti. Discutendo al telefono dei pagamenti dell’Ucraina per il gas fornito dalla Russia, con il presidente della Commissione europea JM Barroso, ha descritto la situazione come critica e ha chiesto di esercitare pressioni su Mosca per rivedere i contratti di gennaio.
Neanche Mosca guarda l’Ucraina come un partner affidabile. L’inviato della Russia presso l’UE, V. Chizhev, ha detto durante la teleconferenza Mosca-Bruxelles, che l’Ucraina non ha consentito agli specialisti russi di verificare le riserve negli impianti di stoccaggio del gas, e quindi l’attendibilità delle dichiarazioni di Kyiv, che sarebbero pieni, non potevano essere valutate in maniera indipendente.
La Russia non ha alcuna intenzione di fare concessioni a Kiev, in risposta alla sua posizione intransigente. Ad esempio, il primo ministro russo Putin ha ribadito, nel corso di un incontro con il suo collega ucraino Ju. Tymoshenko, a Jalta il 20 novembre, che non sarebbe possibile derogare dalle sanzioni per aver preso meno gas di quanto previsto dai contratti correnti. Al momento le sanzioni sono pari a circa $8 miliardi di dollari, il doppio dell’importo per il gas versato all’Ucraina nel 2009.
Mosca è pronta a revisionare i contratti del gas con Kiev, e a ridurre l’importo che l’Ucraina deve acquistare, da 40 a 24 miliardi di metri-cubi, ma il Presidente ucraino V. Jushenko non ha accettato l’offerta. Basandosi su alcuni “Trucchi” dei suoi schemi di calcolo, sostiene che “l’Ucraina ha pompato gratuitamente in Europa così tanto gas, che può ottenere forniture dalla Russia, i cambio di nulla, per altri 150 anni“. Per Mosca, queste idee sembrano davvero inquietanti. Parlando ad una conferenza stampa, dopo i colloqui con il cancelliere austriaco W. Faymann, V. Putin ha osservato che se i partner della Russia non pagano il gas, potendo comportare la diversione del gas che passa per l’Europa, la Russia avrebbe reagito tagliando i rifornimenti. Ha anche confermato che uno degli obiettivi del progetto South Stream – la costruzione di un gasdotto dalla Russia all’Europa che bypassa l’Ucraina – è quello di disciplinare i partner del gas russo che transita verso l’Europa, compresa l’Ucraina.
La logica dietro le dichiarazioni dei politici ucraini sul tema del gas, deriva dalla gara in corso per la presidenza del paese. L’attuale detentore del potere è fermamente convinto che i contratti del gas con la Russia, devono essere acconciati a qualsiasi costo, e che il suo rivale – il Primo Ministro Ju. Tymoshenko, è personalmente responsabile per le difficoltà che il paese sta affrontando. Tale visione viene regolarmente ripresa dall’inviato per la sicurezza internazionale dell’energia del presidente ucraino, B. Sokolovski. L’opposizione del Partito delle Regioni dice all’incirca la stessa cosa, mentre Ju. Tymoshenko sembra evitare di voler commentare la situazione.
In ogni caso, il problema dell’Ucraina con i pagamenti del gas rimarrà, e nessuna soluzione emergerà automaticamente. Il FMI sta spingendo affinché i prezzi del gas per le famiglie, in Ucraina, siano elevati e minaccia di congelare i crediti che, a loro volta, spingono l’UE ha adottare un approccio più cauto nell’estendere prestiti al paese. Ovviamente, il primo ministro Tymoshenko non può accettare che, durante il periodo di campagna elettorale, il prezzo del gas per la popolazione sia maggiorato; ma una volta che la corsa elettorale si concluderà, il passo diverrà inevitabile. L’ambasciatore della Russia presso l’UE, V. Chizhev, ha osservato con ragione, che le famiglie ucraine pagano assai meno il gas fornito dalla Russia, di quanto non facciano i russi nel loro paese.
Data l’instabilità politica in Ucraina ed i problemi con i pagamenti per il gas importato dal paese, è naturale che la Russia guardi più attentamente sul modo di garantirsi una maggiore affidabilità nella fornitura di gas ai suoi partner europei. È stato annunciato, l’11 novembre, che la Russia e l’Ucraina hanno firmato un accordo inter-governativo sulla cooperazione nel settore del gas. Una bozza del documento è stata inviata su Internet (senza una conferma di autenticità da entrambi le parti), che subito ha suscitato la pesante critica che essa sia “oppressiva“, dal punto di vista ucraino. Impone obblighi esclusivamente alla parte ucraina e stabilisce condizioni che rimarranno in vigore fino al 2030. D’altra parte, il documento si riferisce principalmente al transito del gas e, di conseguenza, non dovrebbe imporre alcun obbligo particolare alla Russia. In ogni caso, sono i paesi di destinazione – quelli dell’Unione europea – quelli che hanno tutte le ragioni di sottoporre l’accordo a un controllo.
È probabile che l’Ucraina sarà in grado di mobilitare abbastanza denaro per continuare a pagare il gas fino alla fine dell’anno, nonostante la situazione difficile cui deve far fronte. Tuttavia, le prospettive per il periodo compreso tra il primo turno delle elezioni presidenziali (17 gennaio) e il ballottaggio (17 febbraio), che vedrà gli scontri principali tra i due concorrenti principali (indicativamente, Tymoshenko e Janukovich) sono disastrose. Al tempo, il team storico del presidente Jushenko, probabilmente tenterà di prolungare il suo mandato presidenziale, o almeno, d’impedire la vittoria di Ju. Tymoshenko, con l’aiuto di varie strategie di “crisi” e senza badare ai relativi costi politici. Una delle iniziative che Jushenko potrebbe prendere, è quella di rescindere unilateralmente i contratti del gas con la Russia, e imputando ai suoi critici “di tradire gli interessi nazionali dell’Ucraina“. Una politica di generale destabilizzazione dell’Ucraina, e l’introduzione di un governo presidenziale sono gli elementi di un potenziale scenario.
Mentre la maggioranza dell’establishment politico europeo, preferirebbe che l’Ucraina evitasse l’escalation, esiste un gruppo di falchi tra le sue file (per lo più composto da politici provenienti dai paesi di recente ammissione all’UE), il cui credo è “tanto peggio – tanto meglio“. Un contributo serio, lungo le stesse linee, è probabile provenga dagli Stati Uniti, il paese la cui strategia a lungo termine è volta a dominare lo spazio post-sovietico, basata sul controllo del caos creato dalle rivoluzioni arancioni.
La risorse energetiche occupano un posto importante nella lista delle priorità della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, (tra l’altro, gli Stati Uniti hanno giocato il ruolo chiave della ‘riforma e ottimizzazione’ delle reti di transito del gas in Ucraina). Di conseguenza, V. Jushenko può contare su un certo sostegno da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea, nel caso di tensioni per il problema del gas, e un nuovo conflitto in merito alle forniture di gas, per il nuovo anno, è abbastanza probabile.
Traduzione di Alessandro Lattanzio